Andrea Furcht

Mercato del pianoforte e rivoluzione informatica

Intervento al convegno: "TRECENTO ANNI, LI DIMOSTRA? - Il pianoforte nella società di oggi"


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L'atteggiamento forse più diffuso nel nostro settore è il tradizionalismo: questo vale per la maggioranza dei fabbricanti, dei distributori, dei negozianti e degli acquirenti, pianisti inclusi. Non per questo saremo esentati dagli sconvolgimenti che la rivoluzione informatica sta portando ovunque nella società, ad iniziare dall'economia. Che queste imminenti trasformazioni siano nel complesso foriere di danni o vantaggi non è questione pertinente al nostro dibattito, benché personalmente debba dichiararmi tra coloro che ripongono speranza in questa svolta; da un punto di vista generale mi pare infatti che maggior informazione e possibilità di scelta del consumatore (il termine suona indubbiamente bizzarro se riferito a chi utilizza un bene di durata quasi secolare), conseguente trasparenza dei mercati, aumento della produttività del lavoro, maggior tempo libero a disposizione, riduzione del deterioramento ambientale - in breve, migliorata efficienza del sistema - siano un compenso più che sufficiente per i profondi, e prevedibilmente dolorosi, aggiustamenti nel campo del lavoro che sono nei timori di molti, magistralmente esemplificati in un recente saggio (Luciano Gallino, Se tre milioni vi sembran pochi, Einaudi, Torino, 1998).

Questa professione di relativo ottimismo resta sostenibile anche per quanto riguarda il nostro specifico ambito? cosa dobbiamo pensare succederà al pianoforte e agli operatori economici del comparto? Anche qui possiamo guardare alla parte vuota o a quella piena del bicchiere riempito per metà. Lo scenario dei pessimisti fa perno in sostanza sul fatto che il pianoforte sia l'emblema di un mondo minacciato da un cambiamento globale già in corso, che si manifesta come:

  1. socio-demografico:
  2. culturale:

Pur riconoscendo la fondatezza di alcuni argomenti, penso sia il caso di sottolineare le potenzialità positive che una progressiva informatizzazione delle nostre esistenze potrà portare con sé. Mi pare opportuno articolare l'esposizione in due parti, distinguendo il punto di vista dell'utilizzatore da quello di chi i pianoforti li vende.

Il lato dell'offerta

Non mi occupo qui della produzione (indi robotica, soprattutto), tema molto specifico e per il quale non possiedo competenze sufficienti; mi limito pertanto al pur importante aspetto della rete dei rivenditori.

Il commercio ha già subito un violento shock nello scorso ventennio, quando si sono gradualmente affermate forme di vendita al dettaglio di grandi dimensioni: l'affermarsi della grande distribuzione, cui si è accompagnata l'apparizione degli hard-discount, ha costituito una sfida spesso mortale per molti negozi tradizionali. Questo vale in primo luogo per l'alimentare e per altri generi di consumo banali (sia detto senza alcun disprezzo, il riferimento è esclusivamente alla fungibilità); anche nel nostro ambito, ad ogni modo, la vendita di tipo scontistico ha trovato un certo spazio: dato che la maggior parte dei negozi di pianoforti vendono anche gli altri strumenti musicali, è soprattutto per questa via che sono stati coinvolti. Il settore del pianoforte in quanto tale è invece rimasto relativamente riparato da questi sconvolgimenti. Qual è stata la chiave di questa resistenza? Possiamo nominare almeno due circostanze: in primo luogo, la peculiarità del pianoforte come oggetto di consumo (anzitutto l'eterogeneità da pezzo a pezzo, che richiede una valutazione specifica di ogni strumento prima dell'acquisto), e poi il progressivo affermarsi di funzioni differenti da quella tipica, la vendita di strumenti nuovi. Mi riferisco in particolare a:

Si potrebbe forse aggiungere che i piccoli esercizi commerciali riescono talvolta a tollerare una gestione di esercizio sostanzialmente non economica, grazie all'impropria imputazione a profitto (come dire, la mancata remunerazione) di fattori produttivi quali l'immobile di proprietà, capitali personali, il lavoro proprio e dei familiari.

Siamo ora di fronte ad un'imminente rivoluzione, la cui portata dovrebbe essere almeno pari a quella causata dall'affermarsi della grande distribuzione: l'avvento del commercio elettronico. Ritengo che anche questa volta continueranno ad operare alcuni elementi di parziale protezione; all'importanza del servizio tecnico e all'individualità dei singoli strumenti possiamo stavolta aggiungere la difficoltà del trasporto e soprattutto di una presentazione soddisfacente per via telematica.

La condizione della rete di vendita al dettaglio è però critica: i negozi sono probabilmente troppi (scontano un certo sovradimensionamento della globalità dell'offerta, probabile conseguenza del boom degli anni '70-'80) e pesantemente toccati dal precedente shock commerciale. I profitti sono pertanto insoddisfacenti: oltretutto, come accennavo, si tratta spesso di remunerazioni mascherate dei fattori di produzione, capitale e lavoro.

Cosa possiamo ritenere accadrà nella vendita al dettaglio? Logica suggerisce che siano imminenti anzitutto una certa riduzione nel numero dei dettaglianti e la continuazione dello spostamento verso quelle attività di contorno meno esposte alla concorrenza, cui accennavamo poco sopra. Per quanto riguarda invece la maggior parte degli altri strumenti musicali, mi aspetto invece un significativo incremento a medio termine del commercio elettronico e un ulteriore accentramento verso punti-vendita di grandi dimensioni.

Il lato della domanda

Le tesi pessimistiche sul progresso tecnico sono applicabili anche agli orientamenti individuali tra stili di vita alternativi. I personal computer costituirebbero un pericoloso concorrente, perché sottrarrebbero al suonare risorse preziose: la concorrenza indiretta si esercita principalmente sul reddito e sul tempo libero - potremmo aggiungere il meno usuale elemento dello spazio nelle abitazioni, di grande rilievo nel caso di un oggetto delle dimensioni del pianoforte e degli appartamenti, ristretti e costosi, siti nei centri urbani. Ma l'insidia maggiore proverrebbe dal cambiamento di mentalità indotto dai computer, capace di allontanare il pubblico da attività legate alla tradizione quali suonare il pianoforte.

Come già detto, riconosco una certa plausibilità a queste tesi, che però mi sembrano solide soprattutto sul breve periodo. Già nell'arco di un quinquennio mi aspetto il dispiegarsi di ricadute positive dell'evoluzione tecnologica. Dividiamo il ragionamento secondo i tre punti sui quali ho articolato la tesi avversa.

  1. reddito. Per quanto riguarda la spesa diretta per computer e affini, va detto che i prezzi dovrebbero calare notevolmente (anche in assoluto, il discorso è poi ovvio a parità di prestazioni); ancora più interessanti però gli effetti sul reddito che i privati avranno a disposizione: è chiaro che se la torta si ingrandisse, ci sarebbe spazio per una generale espansione dei consumi. Gli effetti attesi della rivoluzione informatica sono controversi, e molti osservatori (per tutti cito ancora Luciano Gallino) preconizzano un generale incremento della disoccupazione. Altri invece si attendono più ricchezza grazie ad una maggior produttività permessa dall'automazione (secondo la teoria economica, i salari sono in primo luogo connessi alla produttività marginale del lavoro). Si dimentica poi spesso di rilevare che, grazie alla trasparenza del mercato, agli aumenti di produttività, alla riduzione degli sprechi, il livello dei prezzi in generale dovrebbe calare, incrementando dunque il reddito reale anche a parità di quello nominale.
  2. tempo libero. Per quanto azzardare profezie sia sempre un esercizio pericoloso, possiamo permetterci su questo punto maggiori sicurezze. Molti dei fattori che dovrebbero contribuire all'incremento del reddito dovrebbero liberare anche molto tempo oggi dedicato ad incombenze apparentemente ineludibili: si pensi al telelavoro, che ci permetterà di evitare molti degli inutili spostamenti casa-ufficio, al disbrigo a distanza di pratiche burocratiche, al commercio elettronico (del quale ci si può avvalere per le esigenze più disparate, da raffinate operazioni bancarie alla banale spesa al supermercato), alla posta elettronica e alla ricerca di informazioni in rete.
    Il maggior tempo a disposizione potrebbe certo venire speso direttamente al computer in forma di fruizione diretta (videogiochi, chat, newsgroups, esplorazione di siti Internet). Non credo ciò avverrà in misura tale da vanificare i guadagni complessivi: questo discorso ci porta però al prossimo punto.
  3. gusti. Il tramonto della famiglia tradizionale e dei valori ad essa legati sta mettendo in ombra il pianoforte come status o anche solamente consuetudine. Possiamo però contare su importanti compensazioni. In primo luogo, una pervasiva automazione dovrebbe aumentare il desiderio per le attività manuali, necessario antidoto alla sedentarietà ed al bombardamento informativo: da qui il rinnovato interesse per hobby quali palestra e piscina, trekking e bicicletta, bricolage e falegnameria. C'È anche un secondo punto: la continua innovazione in campo produttivo rende necessario investire in se stessi (quello che gli economisti chiamano il "capitale umano") con continuità, per tenere il passo nel mercato del lavoro: non solo conoscenze tecniche (che rischiano anzi una rapida obsolescenza), ma anche salute e cultura personale. è probabile un mutamento di atteggiamenti che induca maggiore attenzione per la propria formazione intesa nel senso più ampio, e non più limitata alle età giovanili, ma che ci accompagni fino alla vecchiaia.
Per concludere, evoluzione tecnologica e mutamento sociale non rappresentano ineluttabilmente una minaccia per la pratica musicale: potrebbero al contrario metterci in condizione di attingere alle energie finora sprecate nella routine quotidiana, rendendole disponibili per i nostri interessi.



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