Ho visto sulla home page di www.radicalparty.org il link a questo
forum, e l'argomento mi interessa molto: anche perché, lo confesso, collaboro a
corsi universitari di demografia..
Premetto di essere laico, ma non iscritto al partito
radicale – del quale però condivido molte posizioni (in particolare molte di
quelle di De Marchi): spero sia comunque possibile un mio contributo alla
discussione.
Non nascondo alcune perplessità sul vostro documento.
Cominciamo anzi proprio da queste:
uno
degli aspetti che rendevano più urgente la lotta contro la
sovrappopolazione, lo spettro dell'esaurimento delle risorse e della
catastrofe ambientale (talvolta utilizzato anche in funzione
antisviluppista ed anticapitalista), è probabilmente assai meno minaccioso
di quanto si pensasse. Segnalo a questo proposito un'opera molto
equilibrata: Bjørn
Lomborg, L'ambientalista scettico, Arnoldo Mondadori, Milano,
2003. Ed.or.: Verdens
Sande Tilstand, 1998-2001
il
tasso di incremento della popolazione scende da decenni, e la fecondità si
riduce sensibilmente in molti paesi in cui era altissima, anche musulmani.
Una parte importante della crescita è attribuibile alla alta fecondità del
passato, che ha messo al mondo tanti genitori potenziali. Una grande fetta
dell'occasione di ridurre la crescita demografica è stata quindi sprecata
nei decenni scorsi;
non
è giusto bollare come "lacchÈ" un'intera categoria, quella dei demografi.
Argomentazione interessata, penserete… come potrei presentarmi ad un
congresso dopo aver sottoscritto un'espressione del genere? tale
espressione è in ogni caso anche controproducente (specie voleste portare
il documento al loro congresso mondiale), meglio battersi sui contenuti
che stigmatizzare intere discipline, caratterizzate oltretutto da uno
spessore tecnico notevole.
Detto questo, condivido molto dello spirito della vostra
posizione: la progressione della popolazione mondiale, se vista su un semplice
grafico cartesiano, è francamente impressionante. Per quanto il catastrofismo
ambientale possa essere esagerato, un simile aumento non può che produrre gravi
contraccolpi:
esiste
anche un problema di rapidità di incremento – chiamiamolasovrappopolazione dinamica – oltre alla
classica soglia di sostenibilità "statica" (quanti abitanti può mantenere
la Terra?);
trasformazioni
demografiche così repentine pongono anche problemi di equilibrio geopolitico:
non tanto sul piano strettamente militare, per il quale conta più la
tecnologia del numero; quanto su altri piani, tra i quali quello delle
migrazioni internazionali (correlate alla situazione demografica, sebbene
non così strettamente quanto si creda);
oltretutto,
le popolazioni che crescono rapidamente tendono anche a ringiovanire (come
collettivo, ovviamente! la "marcia indietro" biologica per gli individui
non l'hanno ancora inventata): è stato ipotizzato che questa sia una
condizione che favorisce l'esplodere della violenza nelle collettività,
per ragioni quasi biologiche(senza contare l'alto livello di disoccupazione che una simile
struttura per età comporta);
soprattutto,
da un punto di vista utilitaristico (ovviamente mi riferisco alla
tradizione filosofica post-illuminista che prescrive di massimizzare la
felicità collettiva, e non all'accezione volgare del genere "avveleno
la nonna per ereditare") non c'È motivo di sovraccaricare la Terra di
abitanti quando, fossimo in meno, si potrebbe probabilmente vivere meglio.
Attenzione però! anche diminuire non è semplice, perché una brusca caduta
della fecondità comporta un marcato invecchiamento (sempre collettivo),
con tutti gli inconvenienti che questo può comportare. è un po' come
cercare la temperatura giusta in certe docce: si rischiano
alternativamente ustioni e congelamenti, perché le correzioni di rotta
rischiano di essere troppo brusche.
In quanto ai demografi, ribadisco sia bene astenersi da
plateali svillaneggiamenti. è però vero che c'È poca attenzione per alcuni
temi, a volte temo motivata da un eccesso di pruderie politicamente
corretta (che suggerisce tra l'altro un certo atteggiamento terzomondista),
altre magari anche da una legittima – ma da me non condivisa – contiguità con
le posizioni religiose in materia. Certo fa riflettere che chiunque ritenga non
solo legittimo (e lo è), ma anche ovvio (e lo è meno) criticare il presidente
Bush, votato da milioni di elettori, per poi tremare di fronte all'idea di
obiettare qualcosa di fronte alle asserzioni vaticane, su questo e altri temi.
Non mi riferisco ai demografi in particolare, ma a buona parte dell'ambiente
accademico e culturale.
Vi sono anche motivi più concretiper i quali l'allarme "sovrappopolazione" è stato sottovalutato,
cui ho in parte già accennato:
il
fatto che la catastrofe ambientale incombe ma non deflagra
inequivocabilmente (vedi ancora Lomborg);
l'invecchiamento
nei paesi sviluppati, che è un problema di segno opposto (chi proprio odia
i demografi, è libero di ritenere che comunque abbiano bisogno di un
qualche allarme per pubblicizzarsi);
la
diminuzione nel ritmo dell'aumento, che ad ogni modo persiste;
in
alcuni casi, la difficoltà a trarre le logiche conclusioni dal fatto che
l'esplosione demografica del Terzo mondo si debba al calo della mortalità (benemeritamente) indotto in buona parte
dal contatto con la medicina occidentale. Non ha senso attenersi a
superstizioni politicamente corrette quali quella che impone di non
"contaminare" le culture "altre" con il nostro modello di sviluppo
"opulento" (questo lo sostengono coloro che di solito poi si entusiasmano
per le "contaminazioni" nelle società sviluppate): oramai le società
tradizionali sono state destrutturate in molti aspetti, a cominciare dai
rapporti anzitutto quantitativi tra le generazioni stravolti dal calo
della mortalità infantile non sufficientemente controbilanciato da una
rapida caduta della fecondità;
similmente,
è difficile per alcuni prendere atto del fatto che se ci si augura una
popolazione in grande crescita occorre come minimo essere sostenitori
entusiasti dell'innovazione tecnologica; altrimenti la "sostenibilità" va
comunque a farsi friggere;
mettere
l'accento sulla sovrappopolazione rischia di mettere in ombra il dogma
insensato della colpa dei paesi ricchi in un presunto impoverimento del
Terzo mondo (espressione tra l'altro troppo generica).
Spero qualche elemento possa essere utile per il vostro
dibattito, che continuerò a seguire. Aggiungo una pagina con qualche risorsa
web di demografia, che avevo preparato per una conferenza, spero possa essere
utile: www.furcht.it/lezioni/links.html.